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Il pentagramma e i nomi delle note

Guida semplice per leggere il pentagramma

Come in molti ti avranno detto, quando inizi ad “imparare a suonare la chitarra” per avere i primi risultati ci si può tranquillamente basare sulle tavolature. Tuttavia la tavolatura è un sistema riduttivo ed è utile se conosci già un brano, ma se non lo conosci non permette la comprensione di tutta una serie di parametri: durate, altezze delle singole note, ma anche dinamiche, agogica. Ecco perché è molto utile sapere leggere o almeno intuire il significato della scrittura musicale su pentagramma e, dunque, di conoscere l’ABC della teoria musicale.
All’inizio puoi anche utilizzare spartiti che mettono insieme tablature e partiture (spesso li trovi con la tablatura sopra, e il pentagramma sotto, in parallelo), in modo da impratichirti ad intuito con la lettura del pentagramma. Ma saper leggere la musica sul pentagramma ti tornerà utile in mille modi, anche e soprattutto quando inizierai a dover scrivere tu stesso musica, oppure quando avrai bisogno di trascrivere delle parti per altri che dovranno suonare con te.
Con questo articolo mi sono proposto di illustrare in maniera estremamente semplice i principi fondamentali della lettura del pentagramma, cominciando a familiarizzare con i nomi delle note, in modo da avvicinarti ai concetti principali che stanno alla base della notazione musicale.

Iniziamo: pentagramma e nomi delle note

Il pentagramma, lo dice il nome stesso, è un fascio di 5 righe parallele (viene anche chiamato “rigo musicale”). Non mi dilungo sull’evoluzione storica e sul perché si sia arrivati ad utilizzarlo così. Comunque, per la chitarra (e la voce o altri strumenti come ad esempio il violino o il flauto) il pentagramma si presenta così:

Pentagramma 1
Il primo simbolo che vedi sulla sinistra del pentagramma si chiama Chiave di Sol, o chiave di Violino. Il ricciolo centrale della Chiave circonda la seconda riga del pentagramma, ed indica proprio la nota SOL. Quando scriverai tu stesso musica, dovrai scrivere questo simbolo sempre all’inizio di ogni pentagramma. Esercitati a scrivere varie chiavi violino, per impratichirti, prima la chiocciolina che circonda la seconda riga, e poi il resto.
Nel pentagramma, le note musicali si scrivono da sinistra verso destra. In basso sul pentagramma si posizionano le note più gravi, cioè più basse, poi a mano a mano che si sale si trovano quelle più acute, cioè quelle più alte, con frequenze appunto più acute.
Le note della SCALA MUSICALE, come avrai sicuramente sentito molte volte, partono da DO e sono sette, con la ottava nota che è la ripetizione della prima, ma più acuta (alta).
La serie delle note è dunque: DO RE MI FA SOL LA SI DO. Se non la sai già a memoria, ti consiglio di impararla fin da subito. Non è molto difficile, in poco tempo l’avrai già mandata a mente.

DO RE MI FA SOL LA SI DO

Altezze e relative posizioni sul pentagramma

Sul pentagramma, le note occupano di volta in volta le righe e gli spazi. Sulla prima riga in basso troviamo il MI; nello spazio subito sopra indichiamo il FA. E così via: seconda riga SOL (stessa riga della chiave di Sol o di Violino), secondo spazio LA, terza riga SI, terzo spazio DO. Poi si riparte con gli stessi nomi: quarta riga RE (che questa volta è un RE acuto), quarto spazio MI, quinta riga FA.
Se intuitivamente, una volta imparata la sequenza della scala, è facile comprendere la sequenza delle posizioni sul pentagramma, ti consiglio di imparare SEPARATAMENTE prima i nomi delle note sulle righe, e poi di quelle sugli spazi.
Da sempre gli insegnanti di musica consigliano di procedere in questo modo, perché quando dovrai leggere velocemente le note sul pentagramma, non avrai tempo di pensare alla sequenza do-re-mi-fa-ecc, bensì troverai palline su righe e spazi, e dovrai essere in grado di riconoscerle in fretta.
Quindi, ecco come si presentano le varie note nel pentagramma SULLE RIGHE. Ho lasciato per tua comodità anche le scritte delle note mancanti, ma tu soffermati a imparare a memoria la sequenza

MI SOL SI RE FA

Ed ora ecco le note SUGLI SPAZI
Pentagramma 1
Ed ora tutte le note insieme

Pentagramma 3

Esercitati molte volte, prima con le note sulle righe, poi con quelle sugli spazi. Infine prova a scrivere note sul pentagramma, stando attento al loro nome a alla loro posizione.
Ora che conosci bene le note sulle righe e sugli spazi, aggiungiamo un passaggio. Le note possono essere scritte anche al di fuori del pentagramma, più verso il basso o più verso l’alto. Poiché, per così dire, le righe del pentagramma ‘sono terminate’, i teorici della musica hanno stabilito nel corso dei secoli di aggiungere delle ‘righe immaginarie’ dette tagli addizionali

I valori di durata

SemitoniL’altezza delle note, fin dalla nascita della scrittura musicale nel X secolo, è stata un obiettivo prioritario dei teorici. Subito dopo, il secondo obiettivo è stato quello di trovare un modo per indicare le durate delle note.
Passiamo quindi a studiare come si scrivono le varie durate, da quelle che durano di più a quelle che durano di meno. Il principio applicato nella simbolizzazione è quello del doppio verso la metà, e in pratica delle frazioni matematiche.
Qui dobbiamo anche aggiungere un’informazione importante. La durata delle note si basa sul beat di pulsazione di un brano. Quindi, in un brano veloce, una nota che dura ad esempio 4 pulsazioni sarà più ‘lunga’ in ‘secondi’ rispetto ad una nota che dura 4 pulsazioni di un brano lento. Tuttavia, il simbolo della durata si scrive sempre nello stesso modo, perché la durata delle note non è indicata in ‘secondi’ bensì è relativa, relativa cioè al tempo metronomico di un brano.
Partiamo quindi proprio con la nota più lunga, che nella notazione di valore vale 4 pulsazioni e si chiama SEMIBREVE. Il secondo simbolo vale la metà, 2 pulsazioni, e si chiama MINIMA. Il terzo simbolo, vale 1 pulsazione e si chiama SEMIMINIMA.
Se pensiamo ad una torta (scusa l’esempio banale, ma stiamo parlando di FRAZIONI i fin dei conti!), la semibreve rappresenta tutta la torta, la minima metà torta, la seminimina ¼ di torta.
L’esempio della torta è utilissimo, perché in musica la semiminima può anche chiamarsi ¼ (leggi: un quarto), la minima 2/4 (leggi due quarti), e così via.


Di conseguenza, scendendo verso i valori più brevi, il valore che corrisponde a metà seminimina avrà una durata di 1/8 e si chiamerà CROMA, e la SEMICROMA 1/16 (pensa sempre alla torta). Ecco tutto il discorso rappresentato nell’immagine qui sotto.
Come per le crome, che in coppia ‘perdono’ il ricciolino e si uniscono alla precedente nota o alla seguente con una barra orizzontale, questo avviene anche per le note di durata minore: tutte si uniscono con doppie barre orizzontali (semicrome), 4 barre orizzontali (biscrome), ecc..
La musica non è fatta solo di note, ma anche di pause. Ecco allora che ogni simbolo di durata possiede il corrispondente simbolo di pausa, come vedi indicato qui sotto nella tabella completa. Ricorda che la pausa di semibreve si trova appoggiata alla quarta riga e rivolta verso il basso, mentre la pausa di minima si trova appoggiata alla terza riga e rivolta verso l’alto.

Le battuta e i tempi binari, ternari, ecc.

Ora che hai imparato le altezze e le durate, aggiungiamo un ultimo tassello. Per introdurlo, ti dirò che nel pentagramma la musica non può essere scritta come successione di durate in campo aperto. È stato creato il concetto di BATTUTA (detta anche misura), una stanghetta tracciata in verticale sul pentagramma, per indicare un raggruppamento di pulsazioni con tempi più forti e tempi più deboli.
Ti faccio un esempio: in un tempo di Valzer, è chiaro che “sentiamo” tutti una pulsazione più forte (cioè con un accento più forte) ogni tre pulsazioni: UN due tre, UN due tre, ecc. Ecco allora che la stanghetta di battuta viene scritta subito prima dell’UN, e subito dopo del tre. In questo modo: | UN due tre | UN due tre |. Le durate saranno scritte (ad esempio) in questo modo: | semiminima semiminima semiminima | semiminima semiminima semiminima | (se l’unità di misura della pulsazione è la seminimina, ovviamente, altrimenti passeremo ad un altro valore). Quando suoni tutto questo, o lo balli, senti (e suoni) in maniera del tutto naturale che la prima nota avrà un accento più forte. Ecco a cosa serve la battuta: ad indicare dove cade il tempo forte.
Ecco allora perché in musica troviamo dei tempi ternari (come il valzer) e dei tempi binari (che invece hanno accenti forti ogni due pulsazioni o ogni 4). Questi due tipi di tempi sono quelli più comuni, ma ricorda che esistono anche tempi quinari, settenari, ecc, a seconda del numero delle pulsazioni in una battuta. “Take Five”, ad esempio, è un classico tempo che presenta battute in 5/4.
Questa questione dei tempi binari o ternari (e degli altri), viene indicata all’inizio di un brano, subito dopo la chiave di violino. In pratica, subito dopo la Chiave trovi indicati i tempi. Per i tempi binari puoi trovare scritto: 4/4 (a volte questo tempo è indicato anche con C), oppure 2/4, oppure 2/2 eccetera. Per i tempi ternari: 3/4, 6/8, 12/8, eccetera.

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